domenica, dicembre 16, 2007

Continuities

Nothing is ever really lost, or can be lost,
No birth, identity, form--no object of the world.
Nor life, nor force, nor any visible thing;
Appearance must not foil, nor shifted sphere confuse thy brain.
Ample are time and space--ample the fields of Nature.
The body, sluggish, aged, cold--the embers left from earlier fires,
The light in the eye grown dim, shall duly flame again;
The sun now low in the west rises for mornings and for noons continual;
To frozen clods ever the spring's invisible law returns,
With grass and flowers and summer fruits and corn.


Walt Whitman

giovedì, dicembre 06, 2007

Buy a Beer in Zimbabwe -- You'll Need It

DAL BLOG DI GLOBAL DEVELOPMENT:

Posted by Michael Clemens at 11:52 AM, on http://blogs.cgdev.org/globaldevelopment

What's it like to live in a country whose economy has been shattered by its own leaders? Here's how a beer purchase in Zimbabwe looks these days:
That's $1 million Zimbabwe dollars, in four chunky packs of Z$500 notes--collectively, the price of a single beer purchased at a bar in Harare on November 24th. When the beer was quaffed, at the "official" (read: "fantasy") exchange rate, that was about US$33. At the "black" market exchange rate, that was just under US$1. Today, just twelve days later, it's only worth around twenty five US cents. Such an economic Twilight Zone forces anyone running a business with the smallest international component to choose between illegality and immediate closure.
Things have gotten so bad that, in a stunning development, enterprising employees of the Reserve Bank of Zimbabwe are selling Zim dollars at the unofficial rate inside the central bank itself to top up their scant wages.
The reason Zimbabwe has the highest inflation on earth is that the regime of President Robert Mugabe is recklessly printing money (PDF, 255k) to finance its expenditures. High inflation has been shown to markedly increase poverty (PDF, 359k) because nominal wages never quite seem to keep up with galloping prices. But why should mass poverty concern Mr. Mugabe, whose chauffeur whisks him around in a Rolls Royce convertible? Daniel Makina of the University of South Africa estimates (PDF, 85k) that about one million Zimbabweans have fled this sinking ship - to South Africa alone.
Most poverty on earth is so complex that its roots are difficult to trace. In Zimbabwe, the source of the recent surge in poverty is crystal clear. One can only hope that the death-grip Mr. Mugabe holds on his country will soon wither. Until then, Todd Moss and Stewart Patrick have some ideas on how to prepare for the aftermath.

mercoledì, dicembre 05, 2007

Indizi

"It's the eye behind the apparatus that counts"

"Photography also is to make terrible things look beautiful"

M. Vaizey, Den Haag, 2007


David Octavius Hill


David Octavius Hill




August Sander



August Sander



Dorothea Lange, 1936



Helen Levitt, 1939


domenica, dicembre 02, 2007

CAMPO DEI FIORI

A volte si lasciano parlare le canzoni perche’ sono pure. Come la poesia. Parole senza troppi pensieri. Parola pura e immagini vere.

Campo dei fiori
io non corro piu'
gli amici di ieri
il tempo ha gia' scofitto
le ombre di un'eta'
e gli amori e gli amori
sono proprio veri
e non ho piu' paura
della liberta'

I bambini
crescono bene
rubano sempre
ma non tradiscono mai
mai, oh mai...

Campo dei fiori
io non corro piu'
sulle strade di ieri
il tempo ha gia' sconfitto
i soldi di papa'
e le partite stavolta
sono proprio vere
e adesso ho un po' paura
della liberta'

I bambini
crescono bene

rubano sempre
ma non tradiscono mai
mai, oh mai...
Rubano sempre
ma non tradiscono mai...

sabato, dicembre 01, 2007

Suleymanyie Camii


Sara’ la giornata, grigio e vento, sara’ il silenzio intorno alla tomba dell’architetto della patria, sara’ la stanchezza di pochi gruppetti di studenti di qui dell’universita’ d’Istanbul, che si ritrovano per cena di fronte alla moschea, prima dell’ora della preghiera. Passano solenni insomma i minuti di questa ora.

Attendo il richiamo del muezzin. Solo il suono di un cellulare che squilla, con toni arabi in suoneria, una bandiera rossa di fronte al bar che sventola, due studentesse, sigarette in mano, che si alzano per pagare, il fascicolo nero dello studio sotto il braccio.

Sono tranquilla qui. Il posto “cirenaico” suggerito dalla fedele lonely planet non ho avuto il coraggio di provarlo questa sera. Forse le nuvole sono troppo fitte per quel cortile all’aperto, forse il sole troppo basso o il rumore della fontanella al centro del cortile troppo forte. Siedo qui dunque, all’oz kamaal lokantasi – una locanda, credo- in questo strano stato riflessivo. E non e’ il tempo di quest’oggi, smetto di illudermi.

Quella moschea - ed ecco che i muezzin iniziano a chiamare e la zucca al miele e pistacchio mi si comincia a sciogliere in bocca- quella moschea, dalle luci basse e luminose, il soffitto alto che rende lo spazio di preghiera piu’ ampio, e vuoto, colorato, i gruppetti di uomini a pregare insieme, silenziosi e coordinati, lo schema geometrico e sofisticato della pianta e delle piastrelle dipinte. Tutto giunge ai sensi assoluto. Serafica ricordo.

Pochissime volte prima questa sensazione di assoluta serenita’ e completezza. Poche da sola. Mai dentro ad una moschea. Qualcosa nell’aria qui c’e’.

Cosi’ diversa da una chiesa cristiana, eppure riti, credo e regole cosi’ vicini, con ipocrisie ed assurdita’.

Le voci dei miei vicini studenti procedono soffici insieme al vento, qualche ticchettio di posate domina il sonoro a intervalli irregolari. Qualche motorino, e il brusio di uno spiedo di kebab che gira.

I toni della mosche s’irradiano di un pallido rosa salmone e le nubi bianche si sperdono nel blu sempre piu’ intenso del cielo. Le narici spugne dei fumi di qualche camino.

Siamo stranieri, i sensi non si spengono – abbandonati ad ogni stimolo, non ci arrendiamo alla sorpresa. Rimane qualche flash in mente e il gusto estremamente dolce di questa “turkish pumpkin” sotto alla lingua.