venerdì, marzo 30, 2012

Spazi

Ci risiamo.

Entro in una cartoleria qualsiasi su una piccola perpendicolare della circonvallazione. Sono a Milano, rientrata per trovare la famiglia. Ho un regalo, per mia cugina e devo incartarlo.

La mattina mentre scendo gli scalini dell'aereo alle otto non sento il tonfo che di solito provo al primo respiro in Italia. Sono guarita, mi dico. Risiedo in me stessa e non nei luoghi che mi circondano.

Raggiugno la zona Gambara ed entro in Cartoleria. Il negoziante e' un ometto piccolo, pelo bruno e pizzetto lungo. E' davvero disponibile e si mette a cercare con me un formato di carta utile al pacchetto. Compro il nastro. E quindi glielo chiedo -

Le dispiace se mi appoggio in un angolo qui per fare il pacchettino? Mi scusi, e' che devo andare direttamente dallar agazza e non vorrei farle il pacchetto davanti.

- Ma e' logico, sarebbe proprio il limite. Le sgombero la fotocopiatrice e si puo' appoggiare li'.

Mantiene il ferma sctoch mentre tiro lo scotch per finire il pacco regalo.

Si parla di Londra, naturalmente. Come parleresti di una bestia conosciuta ma che ancora ti affascina.

Sanno lavorare e sanno rispettarsi. Ma non senza regole. La derivata della sintesi perfetta di efficienza e convivenza e' la Legge. Il rispetto della Legge.

Esco dal negozio e rientra la Malinconia. Quella che fa ci fa chiedere perche' mai ce ne siamo andati. Quella che quando scrivi, adesso, ti ritorna il nodo alla gola.

Mesi fa, al parco di Greenwich, un bimbo si stava arrampicando su un albero. La madre lo lasciava fare. Poi il bimbo comincia ad appendersi al ramo che si mette a dondolare. La madre allora lo rimprovera e lui continua a fare. Il ramo dondola, lei lo rimprovera ancora. Il ramo dondola e ora anche il bimbo dondola. Io lo guardo un po' preoccupata...

- Stop hanging off the branch, you will break it! - dice lei, secca.

Sono con Nimit. Entrambi siamo senza parole.

Il bimbo scende e si trova un altro gioco per se'.

I miei bambini non impareranno a non spezzare i rami, ma a non farsi i bernoccoli, penso.

Ma qui a Londra, il negoziante sotto casa non lascera' che mi appoggi in un angolo per sbrigare un affare. Mi referira' forse ad un team dedicato per una giusta quota, dira' lui.

Mi guardo intorno e non riconosco dove sono.

Giro per case, di nuovo, in questi giorni. Mi devo trasferire. A Greenwich avevo appena trovato una mia dimensione. Ora me ne devo andare.

Negli appartamenti che visito, armadi sotto sopra, scarpe sotto e abiti accumulati sopra, cioe'. Proprio come le borse delle donne che rientrano dal lavoro alle sei e trenta in metropolitana. I tacchi nella borsa, insieme al romanzo del mese, rossetto e gli avanzi del pranzo. Le ballerine disunte ai piedi, se non infradito Havana, sotto all'abito da lavoro e impermeabile chiuso davanti dalla cintura incrociata di fretta.

Sardine, isolate nel loro Ipod ogni mattina. A citare un dipinto essenziale di un noto poeta di qui, una lingua di mostro infinita esce dalla carreggiata. Ogni mattina, alle 08:00 ogni mattina, mentre tu cerchi di infiltartici dentro per recuperare il poco spazio lasciato sotto l' ascella bagnata di qualcuno.

Vedo le abitazione e posso capire come riescono a ignorare tutto questo. Sono nomadi. La casa un tetto solamente. Letto-lavoro-pub-letto-lavoro. Perche' qui ci si ferma solo quando inizia la pensione.

E il paese va avanti. Ma non so con che bestie dentro. Stoiche, questo e' sicuro. Competenti, assolutamente. Competitive, indubbiamente.

E intanto la vita ti scorre addosso e tu come una cozza rimossa dal tuo scoglio e rimeschiata nelle onde.

REdeFINE. Potrei fare il salmone e risalirmene il fiume.

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