6 giorni dopo primavera
Chiudo l’ennesima domanda di lavoro. In buca. Spedita.
L’invito al viaggio, nuovamente, “per soddisfare i tuoi desideri”. Tra tagli di luce e la spirale di legni che salgono all’attico si confondono le sonorizzazioni di un Battiato a meta’ strada tra il futuristico e l'archetipo come di una Babele di voci rauche, chiare, stridule.
A chi appartengono questi desideri? Fisso lungamente ogni mattina queste bacche nere sprofondate nell’osso e che non sanno piu’ dire. Non piu’ bambina, che “gli anni si fanno docili al suo tocco, mi bacia sulle labbra crudeli e giochi pazienti e rami intreccia con le sue pupille da gatta”.
Accumulo catene di PDF sul finanziamento allo sviluppo tra i miei preferiti e continuo a confrontarmi con uno sconvolgente pessimismo nelle ciarlate, cene intime e drinks. Colpevole, non credente.
“Monologo” con S. Rodriguez. E mi ricorda “un tempo di sogni ed illusioni": "la vostra allegria conferma le mie promesse e tutto mi pare cominciare”.
dalla finestra si allunga Un delicato riflesso sul noce del tavolo, mi riscalda i polpastrelli, mentre accarezzo la conchiglia, l'interno madreperlato bollente. Mi guarda lei, con la sua bocca spalancata nell'incertezza. Sappiamo entrambe che a breve qualche nuvola tornera' a mangiarselo.
Mutilata. Pallido di nulla il volto, i sogni conficcati su pareti sdrucciolevoli di granito. Colmo la fede che manca nel sistema allo sviluppo con piccoli gesti preliminari. Procrastino l’Invito al Viaggio e mi creo una culla in viaggi minori. Le quotidianita’ vibrano sotto stonature incalzanti. “Lunatico”, “Criminal”. Poi un tamburo e la sua voce elettronica, il “Gotan Project” - grazie Giangu. Un tango ritmato rappato e so dove non sono, “Mi confesion”. “Sai dire addio?”. Mi calmo e no, lo so.
“Noi siamo qui tra le cose di tutti i giorni”. Ripasso in una dimensione onirica frecce di oggi di ieri dell’avantieri, mentre nello specchio, tu “non ridi non piangi non parli piu`”. Dove l'hai sentito Franco, che “Un giorno al tramonto le voci si faranno presenze”? Mi rinfilo gli stivali ed esco allora, a cercare e bagnarmi di questa “luce di giacinto”.
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